Agorà

3 maggio 2021, Perché chiedere aiuto durante la Pandemia

In questo lungo periodo di Pandemia abbiamo riscontrato un aumento considerevole di richieste per un sostegno psicoterapico. Le ragioni sono diverse, ma accomunate da un malessere generalizzato.

Se nella prima ondata le ragioni erano legate all’ansia imposta dalla situazione di chiusura e di instabilità dovuta alla velocità con cui la vita si era modificata, nella seconda ondata le ragioni riguardano l’incertezza perdurante, la cronicizzazione della situazione traumatica, l’aumento dello stato di angoscia e di tristezza per la mancanza di socialità e di vicinanza e l’aumento di un conseguente stato depressivo.

Le persone fanno fatica a dormire e ad avere un rapporto equilibrato con il tempo. Chi lavora in smart working spesso non riesce a darsi confini funzionali e finisce con il lavorare molto di più di quando era in presenza, mentre chi ha perso il lavoro o si è dovuto fermare per il lockdown ha problemi a gestire il troppo tempo con attività utili e proattive.

Assistiamo ad un aumento delle fobie specifiche e delle ossessioni poiché la condizione di costrizione alle regole induce un aumento dello stato di ansia e per qualcuno questo significa paradossalmente aver paura di uscire di casa anche quando si potrebbe.

I problemi di coppia hanno avuto un potente acceleratore in questa situazione complessa e perdurante poiché non eravamo abituati a passare cosi tanto tempo tra le mura domestiche e, di conseguenza, gli aggiustamenti che molte coppie avevano trovato fuori da casa non possono più essere utilizzati. Questo ha portato alla necessità di nuove negoziazioni non sempre semplici da raggiungere a causa dell’aumento esponenziale della rabbia sociale che viene riversata anche in ambito famigliare. Assistiamo cosi ad un picco di violenza domestica che ci mostra in tutta la sua potenza quanto sia presente questo problema all’interno del tessuto sociale.

Altri aspetti fondamentali che stanno caratterizzando sotto il profilo psicologico questo periodo riguardano la convivenza con il concetto di malattia e di morte che erano pressoché banditi dalla nostra cultura precedente. Ora dobbiamo convivere con l’incertezza, con la casualità, con l’instabilità e non possiamo fuggire.

In questo panorama alterato è normale avere difficoltà o sentirsi oppressi e soli. Chiedere aiuto può essere un primo tentativo per ridurre i sintomi di disagio e rivedere il sistema valoriale su cui abbiamo fondato la nostra quotidianità.

Possiamo trasformare un periodo limitante in un’opportunità per rivedere quelle problematiche, quelle difficoltà che avremmo voluto superare da tanto, ma per le quali non trovavamo il tempo.

La percezione del tempo è un altro tema fondamentale del periodo. Tutto si è rallentato o si è fermato soprattutto per coloro che hanno subito situazioni traumatiche: un lutto, la perdita del lavoro, la sospensione della propria attività, chi non può svolgere tutto il lavoro da remoto. Per altri il tempo si è accelerato: medici, infermieri, psicologi e tutti coloro che hanno attività rivolte al sostegno e alla cura. In entrambi i casi l’adattamento non è semplice ed è diversamente stressante. Occorre imparare tecniche per autoregolarsi emozionalmente e ascoltare il proprio disagio per non esserne sopraffatti.

Il Covid ci ha mostrato che siamo tutti interconnessi ben oltre la nostra percezione: occorre che ognuno impari a prendersi cura di sé, a chiedere aiuto quando serve per essere di aiuto se dovesse necessitare. Stiamo attraversando un periodo fortemente alterato che potrebbe regalarci un salto di consapevolezza che in nessuna altra situazione avremmo raggiunto a livello globale. Ognuno è chiamato a rispondere prima di tutto a sé stesso e subito dopo al mondo che frequenta, ma che è connesso a sua volta al mondo globale.

Barbara Rainieri

Psicologa e Psicoterapeuta

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